Tempo di lettura: 3 minuti
L’altro giorno mentre stavo riguardando delle vecchie fotografie, ho ritrovato un diario che avevo quasi dimenticato e ho riletto questa poesia, scritta da me un po’ di anni fa, durante la notte delle stelle cadenti. Per diverso tempo ho custodito questi pensieri, senza farli leggere a nessuno perché quando scrivo lo faccio semplicemente per necessità personale senza pensare ad un ipotetico pubblico.
Per me la scrittura rappresenta una sorta di terapia dove una persona mette in ordine le proprie emozioni, le struttura su carta, le materializza dandogli una forma attraverso la grafia. Non ho la presunzione di definire i miei scritti delle poesie ma sono, piuttosto, dei pensieri che scrivo in momenti, solitamente malinconici, in cui il foglio diventa un amico a cui confidare sogni e tormenti. La scrittura mi ha sempre dato conforto ed è sempre stato un mezzo per capire me stessa perché quando scrivo riesco a mettermi completamente a nudo e spogliarmi da ogni condizionamento esterno.
Molto spesso, inizio a scrivere pensando ad un modo razionale per farlo per poi ritrovarmi a creare di getto lasciando affiorare completamente emozioni e sensazioni e facendomi trasportare dalle parole. Quando compongo in questo modo riesco ad entrare in contatto con quella parte non razionale, è lei a guidarmi e a plasmare i miei pensieri. La stesura creativa è talmente potente da farmi perdere il controllo di ciò che scrivo perché lascia parlare il cuore, le emozioni, quella parte irrazionale che vuole emergere e prende il sopravvento. La scrittura è pura ricerca interiore, permette di entrare in contatto con la propria anima e darle voce. Solitamente, provo imbarazzo a condividere le mie poesie ma, da quando ho iniziato a lavorare a questo blog, ho deciso di farmi conoscere per ciò che sono con i miei limiti e le mie imperfezioni.
Al giorno d’oggi è facile mostrare il lato migliore di sé attraverso una foto o tramite l’ostentazione del proprio stile di vita ma, molte volte, tutto questo è solo una parte della realtà. La scrittura, invece, non inganna, non è possibile imbrogliare sé stessi perché per scrivere bisogna accettarsi senza porsi delle censure interiori. Non scrivo per essere apprezzata o capita ma per comprendere le mie emozioni e mettermi a nudo davanti ad un foglio. Molto spesso, quando mi capita di rileggere i miei scritti, provo una sorta di pudore ed ammirazione assieme, penso che sia un meccanismo di difesa perché in quelle pagine posso ritrovare un’Alessia senza armi ma autentica.
Per molti anni ho custodito gelosamente i miei diari ma ora sento l’esigenza d’esternare anche il mio mondo interiore e, in un periodo sociale dove tutti cercano approvazioni e “mi piace”, ho deciso di condividere i miei pensieri, senza impostare i filtri alla mia anima. Proprio per questo, ho voluto inserire all’interno di Lovellis la categoria “Personal” dove avrete modo di leggere qualcosa in più di me e del mio “giardino segreto”. Ora senza dilungarmi troppo, vi lascio la mia poesia scritta in una notte malinconica, guardando il cielo stellato, qualche anno fa.
Notte di San Lorenzo
Chissà se stanotte hai intravisto qualche piccola stellina che piangeva, chissà se quelle lacrime riusciranno ad accendere gli sguardi tristi.
Qui piove, l’acqua procede scalza per le strade bagnate e le nuvole eclissano le stelline come un geloso innamorato;
Un amante che reca dentro di sé il fuoco del suo amore e lo custodisce, segretamente, entro l’ombra e l’anima.
Chissà se hai intravisto qualche stellina triste, chissà se la sua tristezza d’argento battezzerà un nuovo sogno…
Vorrei vivere la vertigine di quell’abbaglio ed abbandonarmi completamente al suo infinito.
Danzare come una fragile falena impazzita attorno alla sua luce, come una farfalla che rischia di morire bruciata fra le fiamme del suo sogno.
Chissà se stanotte hai intravisto qualche piccola stellina…
Da me, le stelline sono imprigionate ma i desideri non hanno catene, il mio sogno è l’illusione di una fragile farfalla impazzita.